Khadra Yasmina - 2011 - L'equazione africana by Khadra Yasmina

autore:Khadra Yasmina [Khadra Yasmina]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788831734226
Google: cHrwDQAAQBAJ
editore: Marsilio Editori spa
pubblicato: 2012-10-08T22:00:00+00:00

8.

L’alba si leva come una preghiera inutile su un deserto sordo, miserabile e spoglio. Come relitti abbandonati da un mare prosciugatosi da migliaia d’anni, le rocce si sgretolano nella polvere. Qua e là, gracili rami di coloquintidi velenose sottolineano antiche sponde su cui svettano acacie solitarie come in croce, e poi più niente – niente di quello che vorremmo vedere – né carovane mandate dalla provvidenza, né tuguri che potrebbero offrirci salvezza, neanche la traccia di un bivacco. Il deserto è così perverso!... È una trappola, il deserto, un subdolo labirinto che domina su tutto, dove gli atti temerari sono destinati al fallimento. Dove basta una distrazione per perdersi in mezzo ai miraggi con fulminea rapidità. Dove nemmeno un santo risponderebbe alle preghiere di un naufrago per non coprirsi di ridicolo. Qui giace la vanità di tutte le cose di questo mondo, sembra proclamare a gran voce la nudità delle pietre e degli orizzonti. Poiché qui tutto torna alla polvere: le montagne taciturne e le foreste lussureggianti, i paradisi perduti e gli imperi raffazzonati in qualche modo, persino il regno degli uomini con la loro tracotanza... Qui, in questa immensità rinnegata dagli dei, vengono ad abdicare i cicloni e a morire i venti sconfitti come le onde sulle spiagge deserte, perché solo la corsa inesorabile del tempo è invincibile e certa. Lontano, molto lontano, dove la terra inizia a incurvarsi, l’orizzonte resta immobile, mesto e livido, come se la notte lo avesse tenuto sulle spine fino al mattino... Nemmeno io ho chiuso occhio, paralizzato sul sedile in un angolo dell’abitacolo con quello sparo che mi rimbombava in testa. Miserabile quanto il deserto. Come pretendere di chiudere occhio quando non riesco a capire cosa ho fatto? Ho cercato di ricostruire quello che è successo e mi sono ingarbugliato ancora di più. Come ci è arrivata la pistola di Joma nella mia mano? Non ne ho la più pallida idea! Il mio subconscio ha cancellato completamente il lasso di tempo compreso tra Bruno in punto di morte e lo sparo; un vuoto si è inframmezzato tra i miei ricordi e resta sospeso sul baratro nel quale sono precipitato. Io, il dottor Krausmann, che nella vita non ho mai toccato un’arma, ho appena ucciso un uomo! Le ragioni che mi hanno spinto a un gesto tanto estremo non hanno importanza. Ho ucciso un uomo: solo questo conta, e dovrò convivere con questo dato di fatto per il resto dei miei giorni. Bruno ha cercato di farmi ragionare per buona parte della notte. Le sue parole mi sono entrate da un orecchio e mi sono uscite dall’altro, non le ho assimilate. Mi ha mostrato le contusioni nerastre sul collo, giurato che senza il mio intervento sarebbe morto, proprio come me; nonostante tutto, quel maledetto sparo è riecheggiato senza tregua dentro di me come il boato di una ruspa contro un muro! Vedevo solo gli occhi fuori dalle orbite di Joma e il sangue che gli colava dalla bocca. Quante volte sono sceso dal pick-up per vomitare? Talmente tante che mi brucia la gola e ho lo stomaco sottosopra.

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